Ogni insegnante lo sa, lo teme, lo fiuta nell'aria una mattina d'inverno o, se si vuole esagerare, anche di tardo autunno come mi è successo una settimana fa.
Arriva la neve.
Sottotitolo: oggi i bambini non mi guarderanno neppure se ballo sulla cattedra con un cesto di ananas in testa accompagnata da un orso ammaestrato. E così, ovviamente, è stato.
Poi, un'idea: a scoppio ritardato, come sempre mi capita, come quando ti viene in mente in ritardo quella cosa intelligente che avresti potuto dire in quella difficile conversazione, ma ormai... Avete presente la sensazione, giusto?
Però io la mia idea l'ho messa in atto lo stesso, tanto per sperimentare, che poi magari una volta o l'altra la tiro fuori dal cappello al momento giusto e non con una settimana di ritardo.
"Sapete bambini come è fatta la neve vista da vicino vicino?
Sapete che ogni fiocco è perfetto e preciso, ma nessuno è uguale ad un altro?
Volete vedere che gioielli sa creare la natura?"
E poi basta parole, ho lasciato parlare le immagini. E tra uno "WOW" ed un "OOOH" ho avuto 5 (e dico 5!) minuti di attenzione. Cioè, non proprio io, che illusa, ma la neve diciamo.
E comunque l'ho detto, ai bambini, che hanno ragione loro: non si può fare lezione fermi in classe a parlare d'altro mentre fuori nevica. Proprio non si può.
Non è che la prossima volta i genitori me li possono portare direttamente con scarponi e tuta da sci?
Maestra Fra
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